Istituto Storico e di Cultura dell'Arma del Genio

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  1. Geniere
     
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    La storia del “Museo del Genio” iniziò agli inizi del secolo scorso (1902), quando il Generale Durand de La Penne cercò di ridare a Castel S.Angelo l’antico splendore ospitandovi il Museo delle Armi.
    Ma questo museo era già stato riorganizzato nel Maschio della città di Torino (dove ancora oggi ha sede il Museo Storico Nazionale di Artiglieria). Si decise pertanto di creare a Roma il “Museo della Ingegneria Militare Italiana”, destinazione che ben si adattava all'imponente monumento ove, nel corso dei secoli, avevano lavorato valenti ingegneri militari come Nicolò di Pietro Lamberti di Arezzo, Antonio da Todi, il Rossellino, Baccio Pontelli, Antonio da Sangallo, Michelangelo Buonarroti e tanti altri insigni maestri.
    A partire dal 1902 si iniziò concretamente a raccogliere reperti, documenti e materiali vari in Castel S.Angelo.
    Con direttore Mariano Borgatti, il museo fu inaugurato il 13 febbraio 1906, allora festa dell'Arma del Genio, alla presenza del Re. Il Museo iniziò subito a funzionare ed a farsi conoscere tanto che negli anni successivi (1907 e 1908) venne visitato più volte dal Re d'Italia.
    Nel 1911, per solennizzare il cinquantesimo compleanno di Roma Capitale, furono organizzate in Castel Sant'Angelo grandi mostre retrospettive ed in tale occasione, per acquisire spazio utile, fu deciso di trasferire il Museo nelle "Casermette" di Urbano VIII, situate entro la cinta pentagonale bastionata del castello. Il Museo assunse così la nuova denominazione di "Museo Storico del Genio Militare" e la sua esistenza fu ufficialmente riconosciuta con il Regio Decreto del 5 febbraio 1911 che ha preceduto di pochissimo l'inaugurazione ufficiale avvenuta il 13 febbraio 1911.
    Dopo la Grande Guerra si ebbe il più grande incremento di materiali, modelli, plastici e fotografie, relativi alle azioni ed alle attività dei reparti e specialità, tanto da divenire meta di visitatori illustri, tra cui il Re di Danimarca ed il Re del Belgio.
    In quel tempo, gran parte dell'attività del Museo fu dedicata al riconoscimento ed alla classificazione dei numerosissimi disegni di fortificazioni e di fabbricati militari raccolti. Ciò suggerì al Generale Borgatti, Direttore del Museo, di costituire, in seno a questo, "L'Istituto di Architettura Militare Italiana", ufficialmente costituito nel 1927, che riscosse subito largo consenso, principalmente tra gli studiosi.
    Tale Istituto ed il museo del Genio continuarono, integrandosi, a dare sempre maggiore sviluppo alle loro attività e nel 1933 si trovarono in grado di potere fra l’altro, contribuire, con l’autorizzazione del Ministero della Guerra, all’allestimento di due importanti sezioni della Mostra Augustea del 1937, il cui Direttore Generale, prof. Giglioli, era nel frattempo entrato a far parte del consiglio di direzione dell’Istituto stesso. Ma in quello stesso anno (1933) uno speciale avvenimento veniva a turbare la vita dei due enti ed a provocare radicali cambiamenti e cioè la sistemazione a parco pubblico della zona adiacente a Castel S. Angelo con la conseguente demolizione delle casermette di Urbano VIII. nelle quali il museo era sistemato ed il trasferimento di quest’ultimo nella ex caserma Piave in Viale Angelico, in attesa che fosse costruito un nuovo edificio.
    L’allontanamento da Castel S. Angelo fu in qualche modo doloroso per il legame che esso rappresentava con la memoria del Gen. Borgatti, deceduto il 5 aprile dello stesso anno, dopo aver lavorato in Castel Sant'Angelo per cinque lustri con passione e con fede, ma fu di conforto il pensiero che la costruzione di una nuova ed adatta sede avrebbe permesso un più facile e pieno raggiungimento di ogni finalità culturale e morale ed avrebbe potuto aprire il campo a nuove attività.
    Si pensò, allora, di fondere insieme il Museo e l’istituto di Architettura Militare, nella giusta convinzione che le finalità dei due preesistenti organismi, messi sotto una direzione unica, avrebbero avuto maggiore impulso e più efficace rendimento. Fu proposto di denominare il nuovo ente “Istituto Storico e di Cultura dell’Arma del Genio” (I.S.C.A.G.), ma intanto il museo, nei mesi di gennaio e febbraio 1934, si trasferiva nella caserma Piave. Era da poco ultimata la sua sistemazione in questa sede provvisoria. quando la proposta trasformazione riceveva il consenso delle più alte autorità ed il 28 giugno del 1934 S.M. il Re firmava a S. Rossore il decreto che approvava la costituzione dell’ “Istituto Storico e di Cultura dell’Arma del Genio” in sostituzione del “museo Storico del Genio”. Questo decreto stabiliva inoltre che al nuovo istituto, oltre alle mansioni già spettanti al museo in base al R.D. 5 gennaio 1911, di cui si è fatto cenno, fossero affidati anche i seguenti compiti:
    a) provvedere alla raccolta, custodia e valorizzazione di tutta la documentazione relativa alla Storia della Arma del Genio e della architettura militare;
    b) funzionare da centro di cultura storica e tecnica sia per gli Ufficiali del Genio, sia per tutti gli studiosi in genere di discipline affini alla tecnica militare;
    c) funzionare da organo di propaganda di carattere tecnico militare per le scolaresche e per le organizzazioni culturali giovanili create dal regime.
    Questa semplice enumerazione di compiti basta a dimostrare quanto maggiori fossero, rispetto al Museo del Genio, le responsabilità del nuovo istituto e quanto maggiore sviluppo dovesse avere la sua attività. Successivamente, con decreto ministeriale del 4 luglio dello stesso anno, fu approvato lo statuto dell’Istituto ed il 10 luglio il suo regolamento interno.
    Benché i locali della sede provvisoria fossero inadatti e scomodi, l’Istituto cominciò subito a funzionare restando però chiuso al pubblico: iniziò la pubblicazione di un suo “bollettino”, attese all’accrescimento della biblioteca e delle raccolte grafiche alla costruzione e manutenzione di plastici; prese parte alla Esposizione - fiera di Bologna del 5 - 20 maggio 1934, alla Mostra italiana di strumenti ottici a Firenze (20 maggio -10 giugno 1934) ed alla “Mostra dell’Aeronautica Italiana” a Milano (giugno - ottobre 1934) e continuò nella collaborazione alla Mostra Augustea della Romanità. Inoltre, in quell’anno e nell’anno successivo, svolse dei corsi plasticisti a sottufficiali e soldati di varie Armi e Corpi.
    Nel frattempo fu decisa la costruzione della nuova sede da ubicarsi nella stessa area demaniale della caserma Piave. Il progetto fu compilato dal competente Ufficio del Ministero della Guerra, a cura del Ten. Colonnello del Genio Gennaro de Matteis. I lavori furono iniziati il 20 marzo 1937.
    Ai primi di gennaio del 1939 lo stato di avanzamento dei lavori permetteva di iniziare ad occupare i nuovi locali. A metà del mese di ottobre dello stesso anno tutto il materiale era già nel nuovo edificio e ne fu iniziato il definitivo sistematico ordinamento.
    In Europa, intanto, era iniziato il secondo conflitto mondiale e l’Italia stava approntando il suo ingresso nel conflitto. Le spese erano enormi ed al fine di non lasciare l’Istituto privo di fondi, con R.D. 1242 del 27 luglio 1940 venne modificato lo statuto dell’I.S.C.A.G. La modifica riguardava praticamente un solo punto: le risorse finanziarie dell’Ente. Infatti, mentre nello statuto del ‘34 era prevista per l’Istituto solo un’assegnazione annuale da parte del Ministero della Guerra, nello statuto del 40 a tale assegnazione si aggiungevano i contributi dei Reggimenti e degli Enti dell’Arma del Genio, nonché i contributi di ufficiali del Genio in servizio ed in congedo.
    La caduta del fascismo in Italia, la fine del 2° conflitto mondiale, ed il passaggio della Nazione dalla monarchia alla repubblica portarono ad un notevole incremento dei materiali del Genio ed in particolare delle Trasmissioni in possesso dell’Istituto e ad una nuova variante dello statuto organico dell’Ente sancita dal Presidente Einaudi, su proposta del Ministro della Difesa Pacciardi, in data 18 giugno 1949. Di conseguenza il 22 novembre 1950 venne modificato il regolamento interno. Lo statuto ed il regolamento interno appena citati sono ancora in vigore.
    La sede dell’ I.S.C.A.G. è situata fra Lungotevere della Vittoria, su cui si allinea la sua facciata principale, Via Corridoni ed il piazzale Maresciallo Giardino, sul prolungamento del quale era stato precedentemente ricostruito il monumento ai Caduti dell’Arma (clicca QUI), già in piazza Pia presso Castel S.Angelo.
    Il progetto informatore dell’opera fu quello di tenere per centro il Sacrario dedicato alla memoria degli Eroi ed intorno ad esso raggruppare le testimonianze delle principali attività dell’Arma, sia nella preparazione della guerra, che sui campi di battaglia. L’edificio è costituito da un corpo centrale a due piani, al cui centro è situato il Sacrario sormontato da un’alta torre, e da quattro corpi al solo piano terreno disposti simmetricamente attorno al corpo centrale. Questo ha nel Centro un cortile dedicato a S. Barbara, con ingresso sul Lungotevere, e chiuso nel lato opposto da un’esedra nel cui mezzo è il portale di accesso all’antisacrario e quindi al Sacrario dal cortile di S. Barbara a mezzo di ampi porticati, si accede in due cortili simmetricamente disposti e detti uno “delle armi” e l’altro “delle guerre”. Il cortile di S. Barbara è adorno di paraste sulle quali sono incise le date delle Campagne alle quali hanno partecipato l’Arma del Genio e delle Trasmissioni.
    Le sale principali lunghe dieci metri e con una superficie di oltre duecento metri quadrati ciascuna, sono dodici al piano terra e cinque al primo piano. Le sale del piano terreno sono dedicate alla dimostrazione delle varie attività delle Armi del Genio e delle Trasmissioni, del loro sviluppo in tempo di pace e della loro applicazione in tempo di guerra; quelle del primo piano contengono invece tutto quanto si riferisce al progresso dell’architettura militare attraverso i secoli; qui una speciale sezione è destinata a ricordare la vasta opera compiuta dai nostri architetti militari all’estero.
    Al primo piano si trovano anche gli Uffici della direzione, nonché la biblioteca ed un’aula per corsi d’istruzione, comunicazioni, ecc.
    In una parziale soprelevazione della parte centrale del primo piano sono sistemati gli archivi. Le forme architettoniche esterne semplici e severe, con predominio assoluto della linea retta, il rivestimento di travertino della facciata principale e quella di travertino e mattoncini nelle rimanenti parti, le due salde torri fra cui si apre l’ingresso principale e quella che si eleva sul Sacrario conferiscono all’edificio uno spiccato carattere militare.
    Gli ambienti interni, ampi e luminosi, sono privi di qualsiasi decorazione, dovendo l’attenzione del visitatore essere richiamata solo da quanto vi è esposto; l’atrio di ingresso, l’antisacrario, il Sacrario ed il salone del primo piano sono invece rivestiti di pietra. Sulle pareti dell’antisacrario sono ricordate le decorazioni al valor militare guadagnate dai singoli o dai reparti dell’Arma dalla sua costituzione ad oggi. Il Sacrario, a tre navate, ha le pareti ricoperte da marmi; termina con un’abside al cui centro è un’ara di marmo nero, offerta dai Genieri in congedo del reggimento del Genio “Mario Fiore” e progettata dall’ing. Paolo Napoli, Ufficiale di complemento dell’Arma. Nelle pareti dell’abside sono ricavate nove finestre alte e slanciate chiuse da bellissime vetrate artistiche del noto pittore Duilio Cambellotti. L’ambiente è molto decoroso e severamente mistico come si conviene ad un luogo consacrato alla memoria di coloro che hanno dato la vita per la Patria.

    www.iscag.it/
     
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